sabato 18 dicembre 2010

MY WAY

And now, the end is near;
And so I face the final curtain.
My friend, I'll say it clear,
I'll state my case, of which I'm certain.

I've lived a life that's full.
I've traveled each and ev'ry highway;
But more, much more than this,
I did it my way.

Regrets, I've had a few;
But then again, too few to mention.
I did what I had to do
And saw it through without exemption.

I planned each charted course;
Each careful step along the byway,
But more, much more than this,
I did it my way.

Yes, there were times, I'm sure you knew
When I bit off more than I could chew.
But through it all, when there was doubt,
I ate it up and spit it out.
I faced it all and I stood tall;
And did it my way.

I've loved, I've laughed and cried.
I've had my fill; my share of 'boozing'.
And now, as tears subside,
I find it all so amusing.

To think I did all that;
And may I say - not in a shy way,
"No, oh no not me,
I did it my way".

For what is a man, what has he got?
If not himself, then he has naught.
To say the things he truly feels;
And not the words of one who kneels.
The record shows I took the blows -
And did it my way!

Frank Sinatra







A Modo Mio Ed ora, vicina è la fine ed io fronteggio l'ultimo sipario amico mio, lo dirò chiaramente chiarirò la mia situazione, per la quale non nutro alcun dubbio Ho vissuto una vita piena Ho percorso ciascuna e tutte le strade e in più, molto di più Lo feci a modo mio Rimpianti, ne ho avuti pochi e d'altra parte son troppo pochi per raccontarli Feci quello che dovevo fare e senza nessuna esclusione pianificai ogni percorso tracciato ogni passo prudente lungo la scorciatoia e in più, molto di più Lo feci a modo mio Sì, ci furono delle volte, sono sicuro che tu hai saputo Che morsi più di quello che avrei potuto masticare ma nonostante tutto, quando ci fu un dubbio lo mangiai e lo sputai fronteggiai tutto ciò e lo feci a modo mio Ho amato, ho riso e pianto. ho avuto le mie soddisfazioni e la mia parte di sconfitte ed ora che scendono le lacrime trovo tutto così divertente pensare di aver fatto tutto ciò e poter dire - non timidamente "No, oh no, non io Io lo feci a modo mio" Perché cos'è un uomo, cosa ha ottenuto? se non se stesso, allora non ha nulla Dire le cose che sente veramente e non le parole di un uomo che si inginocchia Il passato mostra che presi i miei colpi e che lo feci a modo mio! sì, fu a modo mio!




......Paul Anka, che si trovava in quel periodo in Francia, ascoltò Comme d'habitude alla radio. Colpito dal brano, pensò ad un adattamento in inglese. Dopo essersi recato a Parigi per trattare l'acquisto dei diritti, compose i versi e sottopose la canzone, intitolata ora My Way (A modo mio), a Frank Sinatra. La versione inglese non è un adattamento, ma un testo a sé stante, che non ha nulla a che vedere con la versione originale: è la storia di un uomo, forse vicino alla morte, che traccia un bilancio della sua vita e non ha molti rimorsi poiché ha sempre vissuto a modo suo. Il tema sembra calzare a pennello per Sinatra, ma questi non è convinto del brano. A convincerlo penserà sua figlia Nancy. Alla quale piacque il testo che, secondo lei era appropriato per il padre che incarnava il mito americano del self-made man. A parte l'indiscutibile valore della melodia, il crescendo ad effetto, l'emozione assoluta trasmessa dalla voce che s'impenna sulle ultime due parole, appunto "...my way", la chiave del successo di questo brano negli Stati Uniti e poi, di ritorno, in tutto il pianeta, sta appunto nell'indovinata apologia dell'american way of life, in cui milioni di ascoltatori hanno voluto rispecchiarsi. Paul Anka incise la propria personale versione nel 1969. Ma la canzone oltre al successo ottenuto dalla versione inglese, fu tradotta anche in moltissime lingue.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera


domenica 11 luglio 2010

-Wystan Hugh Auden

Fermate tutti gli orologi isolate il telefono fate tacere il cane con un osso succulento. Chiudete i pianoforti e tra un rullio smorzato, portate fuori il feretro. Si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani, lamentosi, lassù e scrivano sul cielo il messaggio:
Lui è morto.
Allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni. I vigili si mettanoguanti di tela nera.
Lui era il mio nord, il mio sud, il mio est e ovest, la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica, il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto.
Pensavo che l'amore fosse eterno e avevo torto.
Non servono più le stelle, spegnetele anche tutte, imballate la luna, smontate pure il sole, svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco perché ormai più nulla può giovare.






Stop all the clocks, cut off the telephone, Prevent he dog from barking with a juicy bone, Silence the pianos and with muffled drumBring out the coffin, let the mourners come.
Let aeroplanes circle moaning overhead Scribbling on the sky the message:
He Is Dead.
Put crêpe bows round the white necks of the public doves, Let the traffic policemen wear black cotton gloves.
He was my North, my South, my East and West, My working week and my Sunday rest, My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last for ever: I was wrong.
The stars are not wanted now: put out every one; Pack up the moon and dismantle the sun; Pour away the ocean and sweep up the wood; For nothing now can ever come to any good.

mercoledì 2 giugno 2010

LE CERCATRICI DI PIDOCCHI

LE CERCATRICI DI PIDOCCHI
Quando la fronte del fanciullo, piena di rosse tormente,
implora lo sciame bianco dei sogni indistinti,
s’accostano al suo letto due grandi sorelle incantevoli
con fragili dita dalle unghie argentine.

Fan sedere il fanciullo davanti a una finestra
Spalancata ove l’aria azzurra bagna un groviglio di fiori
E nei suoi grevi capelli su cui cade la rugiada
Fanno scorrere le dita fini, terribili e maliziose.

                                                  Arthur Rimbaud

lunedì 3 maggio 2010

Walt Whitman



O Captain! My Captain! our fearful trip is done;
The ship has weather'd every rack, the prize we sought is won;
The port is near, the bells I hear, the people all exulting,
While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring

But O heart! heart! heart!
O the bleeding drops of red,
Where on the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.

O Captain! My Captain! rise up and hear the bells;
Rise up-for you the flag is flung-for you the bugle trills;
For you bouquets and ribbon'd wreaths-for you the shores a-crowding;
For you they call, the swaying mass, their eager faces turning

Here Captain! dear father!
This arm beneath your head;
It is some dream that on the deck,
You've fallen cold and dead.

My Captain does not answer, his lips are pale and still;
My father does not feel my arm, he has no pulse nor will;
The ship is anchor'd safe and sound, its voyage closed and done;
From fearful trip the victor ship comes in with object won

Exult, O shores, and ring, O bells!
But I with mournful tread,
Walk the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.

Oh! Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha rotto tutte le tempeste: abbiamo conseguito il premio desiderato.

Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
La nave severa ed ardita.

Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.

O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.

Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.

Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.

Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,
Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.

martedì 5 gennaio 2010

Erik Satie-Gnossienne N-1


......nei leggeri e impertinenti pezzi per pianoforte di SATIE lampeggiano esperienze, di cui la coerenza della scuola Schönberghiana, che ha dietro di se tutto il pathos dell'evoluzione musicale, non ha la minima idea. (1945).
da MINIMA MORALIA di T.W.ADORNO